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Un suicidio causato dal menefreghismo delle banche

Dopo circa quattro anni, si viene a scoprire che Giovanni Schiavon, non era debitore verso le banche ma bensì creditore. Intanto il povero imprenditore si è suicidato, perché ai tempi era sommerso da questi presunti debiti.

Un imprenditore messo alle strette

Vigonza. Sono passati più di quattro anni dalla vicenda e la rabbia è tanta. Giovanni Schiavon, ex titolare dell’azienda edile Eurostrade 90, decise di mettere fine alla propria vita, sparandosi alla testa, all’interno del proprio ufficio. Flavia, la figlia della vittima, ritrovò il cadavere del padre. Una tragedia che avvenne nel 2012, precisamente il 12 dicembre, presso Vigonza, una cittadina del padovano.

Il motivo che fece arrivare Schiavon al gesto estremo furono i debiti troppo elevati verso le banche. Egli non riusciva a pagare i suoi dipendenti, sia per i ritardi dei pagamenti da parte dei suoi clienti ma anche per le banche, che chiedevano continuamente il rientro di alcuni prestiti. Però la svolta arriva adesso, dopo anni. Un ctu nominato dal Tribunale di Padova cambia le carte in tavola, dimostrando che Giovanni non aveva alcun debito verso le banche, ma che in realtà era tutto l’opposto. Infatti era creditore di somme che si aggirano tra i 60 e 200 mila euro.

Perché poca chiarezza sulla somma precisa che deve essere restituita all’imprenditore? Perché “Dipende da quando vengono fatti scattare i termini della prescrizione” conferma l’avvocato della famiglia. Gli istituti di credito con cui Schiavon ha intrattenuto rapporti avevano aumentato a dismisura gli interessi presenti sui conti correnti, per poi pretendere la restituzione di somme ingenti, applicando tassi usurari.

Una vicenda che fa riflettere

Flavia Schiavon ricorda il padre come “un uomo onesto che avrebbe potuto fare come fanno tanti, chiudere la società, aprirne un’ altra e lasciare i debiti in quella vecchia, mandando a casa i dipendenti. Ma non l’ ha fatto”. Una persona che ha voluto tutelare i propri dipendenti invece che sé stesso.

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L’Italia dei suicidi: tra usura, crisi e debiti

In quel periodo Schiavon non fu l’unica persona che si suicidò. Nel Padovano, sempre verso la fine del 2012, si suicidarono altri tre titolari d’ azienda stritolati da situazioni finanziarie non chiare. Grazie a questa vicenda, però, si scopre che Schiavon ha terminato la propria vita, per una tortura che in realtà non doveva subire. Tutto questo per colpa delle banche. Dopo una vicenda così toccante, una riflessione sorge spontanea. E se altrui suicidi avvenuti nel passato presentassero la stessa dinamica? Ovvero di persone che decidono di porre termine alla propria vita per qualcosa che in realtà stanno subendo dagli istituti di credito?

E’ fondamentale che non cediate ai soprusi e all’arroganza delle banche. Reagite e pretendente giustizia, perché è un vostro diritto che la legge venga rispettata.

La soluzione è rivolgersi agli esperti, per vincere sull’arroganza delle banche.

Questa storia è molto toccante. Perché dimostra come spesso gli imprenditori vengano torturati psicologicamente dalle banche, che attuano i loro raggiri per portare alla disperazione la gente. Ricordatevi che la soluzione ai problemi non è cedere ai loro ricatti, ma bensì combattere.

E che l’unico modo per farlo è rivolgersi a persone competenti. Figure professionali che hanno già vinto contro le banche, garantendo il rimborso ai propri clienti.


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