Giuseppe Licari usura banche New Concept Advisory

Il dramma di una persona onesta

La storia drammatica di Giuseppe Licari, vittima di delinquenti che ha provato ad aprire una società dopo tanti anni. Ma le banche l’hanno tagliato fuori, lasciandolo completamente solo e disperato.

Un uomo maltrattato dalla criminalità

Catania. Questa è la storia di Giuseppe Licari, onesto uomo di Catania che ha subito una vita piena di sofferenze. Quello che stiamo per raccontarvi è ciò che la cruda realtà pone difronte, a volte, alle persone oneste. Una storia di drammi, rabbia e disperazione. Tutto inizia più di vent’anni fa, quando l’imprenditore, fiero di condurre la sua attività, inizia ad essere vittima di criminali e delinquenti. Iniziano così le grandi perdite, tali da essere quantificate in milioni di euro. Una vera vergogna che questo povero cittadino ha dovuto subire.

Licari non si arrende, non vuole darla vinta alla criminalità. Così, dopo anni di paura, scatta la prima denuncia verso i malfattori che hanno causato una vita di terrore per Giuseppe e la sua famiglia. Inizia ad accendersi la speranza di riprendersi la propria vita, assieme alla voglia di combattere. “Un futuro che si sarebbe dovuto concretizzare a partire dal 2013, quando grazie ai fondi che arrivarono dallo Stato per chi aveva denunciato il racket, riavviai una mia attività a Catania. Doveva essere l’inizio di una nuova vita”. Queste le sue dichiarazioni.

Purtroppo la realtà si dimostrò ben diversa, perché chi ha subito usura viene bollato come criminale dalle banche, anche se ha subito solo danni e vessazioni. “No, non è finita. Dopo anni di vessazioni, di minacce, dopo essere stato alla mercè di delinquenti, spesso insospettabili, decisi di denunciare chi aveva minacciato me e la mia famiglia, chi mi aveva rovinato. Mi dissero che quello sarebbe stato lo spartiacque tra il dramma vissuto e un futuro possibile”. Ma in realtà ciò che accadde per Giuseppe fu tragico.

Il tentativo di ripresa: una battaglia condotta da solo

Nel 2013, precisamente il 19 marzo, il coraggioso imprenditore catanese decise di riaprire la sua attività, grazie ai fondi stanziati dallo Stato per le vittime di usura e racket. Un nuovo inizio, che lui decise di fare principalmente per la sua famiglia. “Sì, riaprii, ma i fondi che avevo ricevuto come vittima del racket non bastavano nemmeno a coprire in parte i buchi che erano stato provocati da quel cataclisma vissuto per vent’anni. Impegnai tutto quello che potevo, per me, per la mia famiglia, per mia figlia, che oggi ha 26 anni, e che ha sempre vissuto questa situazione di precarietà, di paura, di angoscia. Insomma ci provai.” Parole cariche di sentimento, che mostravano una forza dettata dall’amore per la famiglia e per la fiducia riposta nello Stato.

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Banca condannata per illeggitima segnalazione alla centrale rischi

Per un imprenditore, però, è fondamentale avere il supporto delle banche per poter mantenere i costi della propria attività. Sopratutto poi per Licari, che era sommerso da debiti avuti, a causa dell’usura subita. Ma ciò non accadde, si ritrovò solo, con le spalle al muro. “Solo, di nuovo solo. Alle prese con porte e sportelli chiusi, sbarrati”.

Dalle banche riceveva continuamente due di picche, perché ormai era segnalato alla centrale rischi. Nessuno voleva concedergli un prestito.  “Ho trovato solo gente che mi ha respinto, in nome delle norme, dei regolamenti bancari, dei vincoli. Abbandonato, lasciato lì a vedere dissolversi quell’attività riaperta, quella speranza coltivata con mia moglie, per mia figlia. Per me stesso.” Grida di dolore quelle di Licari, che intravede nuovamente uno scenario nero e buio.

La beffa finale

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Il dramma di Giovanni Schiavon. Suicidatosi per i debiti verso le banche, dopo anni si è scoperto che era creditore verso di esse

Infine, arrivò anche la beffa, perché fu proposto a Giuseppe di rivolgersi ad “amici in grado di prestargli denaro”, in pratica usurai. Allora Licari non ce la fa più e si sfoga su ciò che gli è capitato. “Tante altre persone avrei dovuto e dovrei denunciare, per quello che mi è stato fatto dopo. Capisce cosa vuol dire? Mi indicavano un canale che portava direttamente dagli usurai. Questo è lo Stato che mi ha spinto a denunciare, lo Stato che non riesce a comprendere che non creando canali che aiutino imprenditori taglieggiati a riavere credito dalle banche, non si fa che perpetuare il circolo vizioso, rispedendo chi vuol lavorare tra le braccia dei delinquenti. Mi hanno ridotto così, mi hanno rubato la vita e la speranza. A me e a tanti altri come me, finiti in questo gorgo da cui nessuno ti aiuta davvero a tirarti fuori”.

Parole molto forti, che esprimono la delusione di una persona onesta che vuole solo poter avere una possibilità di ricominciare e riprendersi la propria vita. Un’ingiustizia che ancora non è finita. Ma non bisogna arrendersi. Bisogna combattere. Denunciare chi non aiuta le persone oneste e trovare un modo per restituire loro i soldi che gli spettano.

La disperazione può essere vinta, chiedete aiuto!

Questa triste storia mette in risalto come tanti italiani siano vittima non solo della criminalità, ma anche dell’indifferenza delle banche. Chi è stato vittima di crimine, deve aver modo di accedere nuovamente ai prestiti, per poter gestire un’attività.

Le ingiustizie possono essere combattute, ma solo se assistiti da un team di professionisti. Affidatevi a noi e chiamateci: 0375-833181.


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