Somme pagate ingiustamente
Il Tribunale di Pavia condanna un istituto di credito ad accreditare su un conto corrente di un cliente 158.000 euro. Riconosciuti interessi ultralegali e anatocismo.
La presenza di anatocismo
Il Tribunale di Pavia, rappresentato dal Giudice Andrea Pirola, si è occupato della causa di un correntista contro un istituto bancario. Il reato ipotizzato è quello di produrre estratti conti a scalare.
Al contempo la banca afferma che non sono presenti prove sufficienti ad affermare la presenza del credito di cui chiede la rideterminazione, perché molti estratti estratti conto non sono presenti o poco leggibili. Tuttavia, essendo presenti rapporti a scalare tra banca e cliente è presente è anche provata la presenza di contratto tra l’istituto di credito ed il cliente, come previsto dalla legge.
Comunque, è compito della banca produrre un contratto scritto in cui afferma che queste clausole che il correntista pone siano nulle in realtà corrispondano ai requisiti di determinatezza e di forma.
Il cliente della banca ha pagato interessi anatocistici e ultralegali non pattuiti con la banca. Essendo nulli gli interessi, la richiesta di rimborso può essere accolta.
Le indagini del ctu ha rivelato varie ipotesi di soluzione. Quella più compatibile è che banca e correntista continuino i loro rapporti legati al conto corrente. Eliminando ovviamente le clausole considerate nulle e procedendo con il rimborso delle somme pagate ingiustamente.
Le somme da risarcire
Il Tribunale di Pavia, dopo aver esaminato il caso, così decide:
- Accerta e dichiara la nullità delle clausole del contratto oggetto di causa nella parte in cui: a) è stata prevista e attuata in conto corrente la capitalizzazione trimestrale degli interessi anatocistici; b) l’addebito in conto corrente di interessi ultralegali; c) l’addebito di commissioni di massimo scoperto e di spese; d) l’addebito di interessi ultralegali applicati nel rapporto di conto corrente sulla differenza fra giorni valuta e giorno della data dell’operazione e, per l’effetto,
- Accerta e dichiara che, alla data del 31.12.2014, il rapporto deve/avere del conto corrente è di 158.707,19 euro, quale saldo a credito del correntista, con conseguente riaccredito della predetta somma sul conto a far tempo da tale data
- Condanna l’istituto bancario a pagare al correntista, con distrazione a favore dei difensori antistatari, le spese di lite che liquida in 13.430 euro, oltre il 15% per le spese generali, 357 euro per esborsi, oltre Iva e Cpa di legge.
- Pone definitivamente a carico di parte resistente le spese di ctu.
Non cedere ai raggiri delle banche
Questa sentenza dimostra come le banche continuino a truffare i propri clienti. L’obiettivo è sempre quello di guadagnare somme di denaro.
Ricordatevi sempre di difendervi dalle banche. L’unico modo per farlo è affidarsi a dei professionisti.
Fonte: Sentenza pubblicata il 22/12/2016 RG 2132/2015