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Una vittoria amara.

La giustizia ha assolto un avvocato di Palermo. Ma, per un errore giudiziario, dopo 12 anni, rischia ancora di perdere la sua casa.

Delle indagini chiuse velocemente

Palermo. Un avvocato è stato assolto, con formula piena, da tutte le accuse. Il tutto per un errore giudiziario durato ben 12 anni. Ora rischia anche di perdere la casa.

Il pm di Aosta, durante le indagini, gli ha sequestrato il conto corrente. E per un anno e mezzo il pagamento delle rate del mutuo della casa, legato a quel conto corrente, si è fermato. Di conseguenza l’appartamento in cui vive è stato messo all’asta. E lui è entrato nella blacklist degli insolventi. Per un’accusa di truffa che si è rivelata infondata.

Questa in breve la storia di Calogero Dolce, 53 anni, stritolato suo malgrado dallo stesso sistema di cui fa parte. Tutto comincia alla fine del 2005, nel periodo di Natale, quando, per fare dei regali, l’avvocato Dolce stacca un assegno intestato alla figlia. La banca si rifiuta di cambiarlo. Stupito, chiede spiegazioni. E così apprende, dalla banca, che il suo conto, attivo, è stato posto sotto sequestro per ordine della Procura di Aosta. Cosa c’entra Aosta con Palermo? Nulla. Salvo il fatto – ma l’avvocato Dolce lo apprenderà dopo, quando gli viene notificato, il 16 gennaio del 2006, il provvedimento di sequestro – che il pm assegnato dalla Procura, indagando su una presunta truffa, si è imbattuto in un bonifico di 1000 euro intestato a lui e frutto di un raggiro. Il legale si mobilita subito.

Invia anche una memoria al pm di Aosta: ritiene di essere stato vittima di phishing, lui non ha fatto quel bonifico (all’epoca lavorava tra l’altro per una società americana che si occupava di transazioni finanziarie internazionali), qualcuno ha usato le sue credenziali informatiche. Chiede che si accerti chi ha operato col suo nome, vuol incontrare i pm. Ma non ottiene nulla.

La richiesta di giustizia

Spiegare tutte le anomalie di questa vicenda è complesso. Indagini durate appena 15 giorni, reato accertato il 27 dicembre 2005 e indagini chiuse il 17 gennaio 2006; nomina di un difensore d’ufficio anche se Dolce aveva indicato un legale di fiducia; avviso di chiusura indagini arrivato con sei mesi di ritardo. In sostanza, il conto resta bloccato. Il professionista viene processato per truffa. E viene assolto.

Ma nel frattempo l’avvocato Dolce è entrato nella blacklist degli insolventi, causa mutuo non pagato. E la sentenza di assoluzione, definitiva dal 2009, non cambia il suo stato con le banche. Il che, tradotto, vuol dire niente carta di credito, bancomat, libretto di assegni. Meno che mai un mutuo.

“Ho fatto di tutto – spiega Dolce – mi sono rivolto al Csm, a Strasburgo, a politici, ministri di Giustizia e capi di Stato, da Napolitano a Mattarella, a gennaio mi ha anche ricevuto il prefetto”. Il suo appartamento, pieno centro di Palermo, continua a essere messo all’asta con continui ribassi. “Io da questa casa non mi muovo – dice – sono stato rovinato dalla giustizia. Mi hanno distrutto. Chiedo che mi si consenta di vivere da uomo normale, che può estinguere il suo mutuo e ricominciare”.

Una magra vittoria quella ottenuta dall’avvocato. Tutto per colpa di un’indagine condotta superficialmente.

A volte vincere non è così semplice

Questa vicenda dimostra come non sempre è possibile uscire fuori da un sistema che non funziona bene. In questo caso, infatti, Calogero Dolce è stato vittima di una superficialità giudiziaria che l’ha portato a vivere una vita piena di difficoltà.

Purtroppo l’Italia è un Paese colpito anche da una forte crisi economica. Ma non bisogna mai perdere la speranza e combattere.


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