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Una ex direttrice di filiale “infedele”. Danni altissimi per i correntisti.

Una ex direttrice di Unicredit condannata per appropriazione indebita, truffa e furto verso i clienti della banca. Persone ritrovatesi con i propri conti azzerati all’improvviso. Calcolati danni di milioni di euro. Questa, in sintesi, la storia che stiamo per raccontarvi.

Conti azzerati all’improvviso. Donna vicina al suicidio.

“Mi fidavo di lei, non doveva farmi questo. Quando ho scoperto che il mio conto era a zero mi volevo uccidere”

Queste le parole di Gaetana Arabia, donna che racconta di un danno ricevuto da Unicredit pari a 400.000 euro. Una vita, quella della signora, piena di stress, di guai causati all’economia della sua famiglia per colpa del crac. Ed è solo una delle vittime dei tanti correntisti travolti dalla maxi-truffa della ex direttrice di Unicredit di via Gattalupa, Reggio Emilia, intorno al 2009. Purtroppo, questo non è l’unico caso in cui Unicredit viene condannata per illeciti.

Alla sbarra: Maria Carmela Maniscalco, oggi 64 anni, definita “infedele” dai vertici della banca che si è costituita parte civile nel processo. Le accuse a carico della donna sono gravissime: furto, appropriazione indebita e truffa. In pratica ha falsato le carte, causando un buco di circa 20 milioni di euro fra l’anno 2008 e 2009. Oltre a questo danno, si sospetta abbia movimentato ben 89 milioni di euro attraverso operazioni non autorizzate. In totale sono state coinvolte fisicamente 479 persone.

Le altre testimonianze

Tra i presenti in aula davanti al giudice Luca Ramponi, sono da menzionare: Athos Caleffi (87 anni) e il figlio Denis, (60 anni). Athos afferma: “Mi ricordo solo che mi hanno portato via 200.000 euro”. Poi, davanti ai documenti, ha dichiarato di non essere certo che tante di quelle firme fossero sue.

Una conferma del tutto simile arriva dal figlio Denis: “non firmo mai con il nome davanti, queste non sono mie”. Dal suo conto sono stati prelevate in contati somme pari a 20.000, 11.000 e 30.000 euro.
Ad aggravare la vicenda si attestano un altissimo numero di documenti contabili con firma apocrifa, certificati anche da una perizia calligrafica. “Firme ricondotte in buona parte all’imputata e comunque opera di un’unica mano”, hanno sentenziato gli investigatori.

Infine, al centro delle indagini, anche un bonifico di oltre 5 milioni di euro che l’imprenditore Erminio Spallanzani aveva disposto dal suo conto a quello della Privata Leasing di sua proprietà. Sul conto, però, non era presente quel danaro, anche se Spallanzani pensava di avere 27 milioni in quella banca.

Lottare sempre

Eccoci di fronte a un altro caso in cui una baca si permette di decidere dei soldi, della vita e della dignità delle persone. Le quali, ignare dei rischi, decidono di affidare i loro soldi a un ente che ritengono sicuro. Ed ecco che, ancora una volta, è possibile ribellarsi, lottare, vincere.

Ma per far valere i propri diritti non basta denunciare un istituto bancario. Per vincere contro una banca è necessario affidarsi a chi le banche le ha già battute e lo ha fatto più di una volta. Solo affidando la propria tutela legale nelle mani di chi sa trattare questa materia si può avere la possibilità di riuscire a vincere contro una banca.


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